di Roberto Checchi
IL DOLORE è una frustata, scarnifica. IL DOLORE è vento che tartassa batte addosso e non da pace, scompiglia e allo stesso tempo ferisce. IL DOLORE non t’ avverte, rapisce, si porta via gli anni più belli e la felicità, ognuno sa benissimo, che non faranno MAI ritorno. IL DOLORE è un crocevia, attraversato mille volte in lungo e largo, passato, sorpassato, probabilmente in più di un’ occasione è stato anche punto di sosta e nonostante tutto nasconde sempre un momento sbagliato, la frenata che non c’è, la distrazione o l’ intento, IL DOLORE è crudeltà, l’ artiglio che sventra e non coagula, piuttosto se ne frega e lascia a terra inerme. IL DOLORE attanaglia, cinge il collo o morde la lingua toglie il respiro e non ti fa parlare, anche perché di cose da dire o da pensare non ne troveresti MAI. IL DOLORE stavolta è entrato in Chiesa, sembra impossibile ma è così, tra le antichissime navate di Sant’Appiano, nel corso di una delle nostre “scampagnate” sui pedali che ci portano in giro sotto il cielo di Toscana. Con un cognome così devi per forza andar forte in salita, SCARPONI lo associ inevitabilmente alla montagna, calzatura indispensabile sulla pista da sci o sui tratturi più impervi quando la neve inizia a diradare. MICHELE invece rappresenta l’ immagine terrena della solarità, uno dei pochi in gruppo che trova sempre il lato positivo delle cose anche quando le stesse girano dal verso sbagliato. RIDERE di te e far sorridere tutti gli altri è un pregio, una dote l’ IRONIA, un regalo prezioso che quel DIO che c’ era fino a un attimo prima aveva affidato all’uomo prima e all’atleta poi. IL DOLORE è un patto non firmato, perché l’ INFERNO non ha bisogno di contratti scritti, un insieme di PAROLE che unite fra loro non sanno nemmeno che significato possa avere il termine DOLORE. E’ un farabutto, figlio della malvagità che non programma ma ha solo facoltà di schiacciare un tasto e decidere il DOMANI dell’ umanità. Il RICORDO è l’ immagine di te che si perde fra queste immense campagne, fra covoni di grano arrotolati disposti nei campi in maniera asimmetrica, pronti a disegnare la traiettoria imprevedibile della tua inseparabile compagna di viaggio, perché un corridore gioca d’ istinto e non progetta tattiche a tavolino. T’ ho visto in bicicletta stamattina, l’ allungo, il primo, poi hai rallentato, per vedere se restavo a ruota, poi uno scatto e un altro ancora. Dietro la curva in salita t’ ho perso di vista e mi son chiesto quale direzione tu possa aver preso. Adesso ho capito che stavi cercando la PERFETTA SOLITUDINE, la strada sulla quale gli UOMINI GRANDI, transitano, lasciano tracce indelebili al loro passaggio che riconosceresti in mezzo a centomila poi s’ indirizzano verso la LUCE DEL SOLE, il punto più alto della GIOIA celeste, quella terrena l’ hai lasciata a chi resta al di là di ogni bianca linea del TRAGUARDO superata.
Posso solo ringraziare per l’ elogio. Racconto lo sport in modo diverso, forse anche troppo personale, non c’è niente di raffinato è solo un tipo di comunicazione differente da chi mette su un foglio di carta dorsali, chilometri e sponsor di corsa. La narrazione, perché in fondo è quella che questo lavoro richiede, è fondamentalmente una fotografia e come tale deve conservare perfettamente tutti i colori del mondo. Questa storia l’ ho vissuta in modo particolare perché è costruita su un legame personale, come è successo in passato con Franco e la domanda legata al titolo del testo è una canzone di ROBERTO VECCHIONI contenuta nel disco il LANCIATORE DI COLTELLI, è un interrogativo che troppo spesso dobbiamo affrontare e confrontare e al quale mai daremo una spiegazione valida. Non c’ entrano niente le etnie, i credo, gli agnostici o i bigotti e forse nemmeno il destino, perché troppo spesso è crudele e bendato. Se n’è andata una persona cara, m’ auguro solo che il viaggio che sta affrontando in questo momento sia bello almeno quanto tutte le cose che mi ha lasciato da questa parte. Allora mi son detto che non poteva assolutamente finire così, ed è questa la ragione per la quale è nato COME DIRSI CIAO, pezzo che trovate poco sopra nel blog. Non son stato capace di pescare le parole migliori, perché non sempre un uomo può riuscirci e magari molti di voi l’ avranno interpretato come la cronaca di un giro amatoriale in bicicletta. Vi prego, arrivate fino in fondo a quel testo, ci sono versi meravigliosi che hanno ispirato altri al posto mio, valori che escono dal profondo dell’ anima e GRAFFIANO….