di Roberto Checchi
IL VENTO ha caratteristiche uniche, una sorta di richiamo particolare, è un sibilo, qualcuno potrà confonderlo con un canto. Prende forma e vita SOTTO IL CIELO DI TOSCANA e cammina cammina si spinge fino alle terre del Nord Europa, poi rimette tutto in valigia per una nuova destinazione e poi un’ altra ancora. I venti scelgono direzioni diverse e diversamente si scontrano col corpo dei mortali, generando piacere o sofferenza, a volte le due diverse sensazioni si mescolano tra loro, trascinate dal VENTO CALDO DELL’ ESTATE. Intorno a noi campi. A tratti son coltivazioni di grano in altri casi sterminate distese di verde a volte degradano nel colore giallo, tipico del terreno arso dal primo sole di primavera, pennellate di un pittore maldestro che appaiono e scompaiono senza regole come mandrie di cavalli allo stato brado.
Un anno fa, una mattina d’Aprile, la curiosità che convive perfettamente con la scoperta e l’archeologia, ci ha condotto a Sant’Appiano, sospinti da quel vento capace di suggerire a volte versi e parole, modella frasi o piccoli pensieri, linfa di ogni racconto e si muove di pari passo, attraversando gli stessi campi o semplicemente invita ad abbandonarsi nella corrente che non segue né logiche né traiettorie e usa soltanto IMPROVVISAZIONE. In quell’antica Pieve di campagna c’è il più antico sepolcro cavalleresco di Toscana, luogo dove riposa Gherarduccio Guicciardini, nobile condottiero mercenario che combatté la guerra per l’indipendenza dell’IRLANDA sotto lo pseudonimo in lingua gaelica che traduce il figlio di Gherardo, in FITZGERALD che la storia individua come il capostipite dell’intera dinastia Kennedy, avete letto bene, parlo della famiglia del Presidente americano. Il vento accarezza l’erba, l’abbassa e la scompiglia, stringe in un abbraccio soffocante queste colline, è il solo che ha il potere di trascinare e trasportare e di caricarsi in spalla quell’ultimo BACIO che quella mattina d’Aprile di un anno fa, t’avremmo voluto regalare, ma il vento è anche tempesta, quando sorprende all’improvviso devasta.
E’ questa la ragione che OGGI, un anno dopo ci ha fatto tornare in sella, lungo la stessa via che tocca SEMIFONTE, città contesa tra Firenze e Siena e la fontana del LATTE, l’acqua miracolosa, benedetta da Caterina da Siena, elemento indispensabile di chi corre in bicicletta, nessuna deviazione di percorso, la differenza l’han fatta soltanto i PACHIDERMI, gigantesche ferite che MAI si cicatrizzano che siamo costretti a legare all’anima e il ricordo che ci proietta inevitabilmente nel tuo mondo di PAPPAGALLI e colori. Se indirizzi l’orecchio verso la terra, puoi ascoltare anche TU quel richiamo che viaggia allegramente sospinto nella leggera brezza del mattino. E’ l’amore degli uomini, un intero popolo di PEDALATORI che nutre per te un affetto viscerale, gli stessi che ieri e oggi t’hanno affiancato su quelle strade e son tornati tra le antiche mura di Sant’Appiano rigorosamente in sella alla bicicletta.
TU CI SEI, s’intuisce ogni volta che capita di alzare lo sguardo al Cielo, certi della tua presenza spirituale. A te piace giocare, scherzare e sorridere e non ti è impossibile far quattro chiacchere col FISCHIO DEL VENTO SOPRA LA PIANURA. NOI siamo la piccola rappresentativa di AMICI o magari siamo soltanto simpatizzanti e tifosi che con enorme orgoglio t’han sostenuto e ti sosterrà sempre in questo personalissimo “pellegrinaggio” nella cornice del Paradiso Terrestre. Al di là dell’antico portone, prima di entrare nel chiostro c’è un quadretto, ci son passato tante volte ma non avevo mai notato LA PREGHIERA DEL CICLISTA.
Saremo rompiballe, invasori di strade, indisciplinati e caciaroni, ma se qualcuno si serve di NOI quasi fossimo una sorta d’intermediari, praticanti di uno sport che unisce la bellezza della natura all’ALTISSIMO, probabilmente qualcosa di magico quel monotono meccanismo meccanico delle pedivelle, riesce a trasmettere anche negli animi miscredenti. Un anno dopo, noi, VIAGGIATORI D’OCCIDENTE ci poniamo le stesse domande avare di risposte, che spaziano dall’esistenza di un DIO all’enciclopedia dei PERCHE’, nessuna, comunque vada, sarà capace di lenire anche la minima parte del DOLORE restiamo appesi come foglie al VENTO DI MISTRAL, anche se, tutto questo tempo, Michele, lascia inalterata ogni tua inarrestabile risata.
E NON C’E’ LETTERATURA CHE TI SAPPIA RACCONTARE……