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di Roberto Checchi
Quella scritta ALESSANDRA che giganteggiava sul petto, orgoglio e vanto personale degli atleti che l’ hanno indossata e soprattutto del suo Presidente che prima di tutto è stato un vero tifoso del CICLISMO.
Non ho dubbi se affermo che FABIO PISTOLESI è stato a lungo il Capitano di una delle formazioni più forti nel panorama dei dilettanti in Italia e non è è sicuramente piaggeria ricordarlo come un punto di riferimento per almeno un ventennio ai vertici del ciclismo toscano.
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Se dovessi elencare tutti i momenti bellissimi che abbiamo condiviso, non saprei da che parte cominciare, probabilmente partirei da quelle chiaccherate dal barbiere che come tutti sanno è un luogo di confidenze, l’ antesignano delle riviste gossip, siano esse PUTTANATE o argomenti decisamente più seri che vengon discussi tra quelle poltrone in attesa del turno per il taglio.
Immaginate se anche Giovanni il BARBIERE è da sempre un appassionato della bicicletta, non esci più dalla bottega e la conversazione prende il largo in mare aperto.
Se faccio un salto indietro a metà degli anni novanta, mi torna in mente una corsa organizzata in primavera, che arrivava esattamente davanti al circolo LA TERRAZZA di Via Verdi e quella volta che FABIO mi mise alla guida del cambioruote, poco più che patentato, perché l’ autista prescelto aveva dato forfait, confidando sull’ esperienza mia e di Valter e il nostro sapersi muovere con abilità in gruppo.
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O ancora le tantissime volte che sono entrato nella casa di Via Matteotti per l’ amicizia che mi lega a Paola, Simona e Alessandra fin da ragazzini e quell’ enciclopedia di aneddoti, tutti rigorosamente catalogati nella testa che alternano GIOIE pazzesche a momenti di DELUSIONE e dolore, perché la bicicletta è esattamente uno SPECCHIO di vita nel quale chi c’ è passato, deve rigorosamente riflettersi per tutto il tempo che verrà.
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C’è una sera che ricordo con grande AFFETTO ed esce totalmente da ogni competizione agonistica, anche se quella del giorno dopo era a tutti gli effetti una gara, la corsa per eccellenza del panorama amatoriale in quegli anni si chiamava PRATO ABETONE.
Chissà perché mi viene da pensare proprio a quella “corsetta”, IO che ho tagliato traguardi ben più prestigiosi e sicuramente importanti, ma oggi, che la tua malattia ha battuto il tempo terreno, ma non può far nulla contro quello spirituale, ti vedo seduto sul divano di sala a pianificare “astute” tattiche per arrivare alla fine e conservare al meglio la gamba, IO e Leonardo che per la prima volta iniziavamo una nuova avventura e c’ imbrancavamo in mezzo a quel fiume inarrestabile di biciclette e puntavamo dritti alla montagna di Coppi.
Devo dire che funzionò, il muro delle tre ore l’ abbiamo frantumato.
Oggi ti dico GRAZIE a nome di tutti quei RAGAZZI che hai guidato in sella e forse non trovano le stesse PAROLE per farlo, è solo fare da portavoce, perché tanti hanno motivi decisamente più validi e importanti dei miei.
Ti risparmio al momento un abbraccio, la situazione del periodo non lo consente e nemmeno un bacio perché c’è il problema della saliva. Rimando tutto a tempi migliori e a PANDEMIE che resteranno un capitolo da studiare nei libri di storia, tu che HAI UNA FANTASTICA STORIA A PEDALI DA RACCONTARE a tutti quelli che incontri nel tuo pellegrinaggio verso l’ AMORE DIVINO.