Antonio non tornerà più dalla sua famiglia…Antonio è morto “ammazzato” sulla strada, non andrà più a lavoro, non uscirà più con i suoi amici…è solo l’ultima vittima qui in Toscana. Il suo sogno di ciclista, appena all’inizio si è infranto sul cofano di una automobile! E’ morto ammazzato, non semplicemente investito! E’ morto colpito alle spalle, tamponato con violenza! Un atto vile quello di esser colpito alle spalle, senza via di scampo, senza alcuna difesa!
Ogni giorno sui titoli di giornale c’è un Antonio morto investito, “ammazzato”, campagne sulla sicurezza vanno avanti, ma non sono sufficienti, luci accese davanti e dietro, casco ben allacciato e non per ultima la nuova legge sul metro e mezzo di distanza…poco fanno alla distrazione di chi conduce un automobile, un camion, un autobus, un mezzo più pesante che non rispetta l’utente più debole della strada!
NON L’HO VISTO!!! E’ la scusa che leggo e sento ripetere continuamente da chi ha investito “ucciso” un ciclista! E come mai non l’hai visto? cosa guardavi mentre guidavi? cosa facevi di tanto importante da tamponare un ciclista o anche due, da farli volare in cielo. E ancora va avanti la diatriba…”è ma anche voi ciclisti però siete sempre nel mezzo”…peccato che quelli uccisi siano sempre da soli!! Ebbene si vengano i grupponi di ciclisti in mezzo alla strada, almeno anche se dopo litigi, scambi di parolacce e maledizioni varie, riportano intera la loro pellaccia a casa!!!
Molti non hanno ancora capito che, molti gruppi si formano proprio per questo e non solo per “ignoranza stradale”. Sono migliaia i ciclisti solitari che si trovano davanti a gravi mancanze da parte di chi conduce autovetture, quali? Eccone alcuni esempi: mancate precedenze in rotatorie, quando un ciclista si trova in rotatoria, si vede sfrecciare ad alta velocità un automobilista che si immette senza guardare che ne occupi già il transito (e questo mi capita spesso), allo stesso modo ti sorpassano per poi tagliarti la strada, o svoltare a destra subito appena dopo averti passato, costringendoti a brusche frenate, ti fanno “il pelo” specialmente i TIR che poi quando chiudono con il cassone ti trovi ad essere stretto sul ciglio della strada…ennesima frenata per non essere travolto dal cassone. Tieni la destra lungo una fila di auto parcheggiate e ti trovi quello che ti apre lo sportello…un bel frontale a sportello aperto! Oppure quando ti vogliono sorpassare e non hanno spazio, ma comunque ti sono addosso e con la coda dell’occhio vedi che il cofano dell’auto è sulla coda della ruota posteriore e li ti incazzi!!! Ma la distanza di sicurezza dov’è???
Da parte delle istituzioni ignoranza pura…si continua a proporre piste ciclabili che non sono idonee, molte volte realizzate su marciapiedi dove trovi il pedone, la famiglia con carrozzina, lo skater e altro…no non ci siamo, poi ci sono quelle ciclabili delimitate da muretti di cemento, belle quelle!! Se ci porti un bimbo capace ci picchia il pedale cascandoci sopra, oppure ciclabili ricavate vicino a radici di alberi, affioranti creando gobbature che ti fanno saltare il manubrio e spesso sono ricoperte del fogliame viscido perso dalle piante stesse. Se poi qualcosa si deve fare, si mette il divieto di transito al ciclista in quella strada così il problema è risolto! Bene bravi! Ottime soluzioni, limitiamo i ciclisti e incentiviamo lo smog.
Certo siamo qui oggi tutti a disperarsi, non ne possiamo più, siamo sempre più esasperati, non siamo in grado di poter portare avanti la nostra passione con tranquillità. Ad ogni uscita ci vogliono mille accortezze e non bastano. Non esci più con la gioia di andare ad affrontare una scalata, una lunga distanza, esci con la preoccupazione di stare attento a tutti gli utenti della strada a quello che ti fa il “pelo” a quello che ti entra prepotentemente nonostante abbia lo stop, a quello che sopraggiunge da dietro a folle velocità e non sa nemmeno se passa tra te e l’auto in senso contrario.
Cosa facciamo allora? Ci raduniamo nelle strade come i gilet gialli in Francia pronti a spalmare “merda” o come i pastori sardi a gettare latte per le strade? Occupiamo per una giornata intera qualche decina di chilometri di strade importanti, per farci sentire, notare, ascoltare, oppure continuare ogni giorno come sempre? Non me ne vogliano le varie associazione nate sulla morte di ciclisti professionisti o giovanili ma quello che si sta facendo è ancora troppo poco, i morti “ammazzati” continuano ancora lungo le strade italiane. Dotare le biciclette di tutti i sistemi possibili, gli indumenti riflettenti, caschi protettivi, ecc, ecc, non è sufficiente. Ci vuole più severità nei confronti di chi “ammazza” le persone. L’automobile è come un fucile, l’autista il suo cecchino! Istruzione stradale a livello scolastico, scuole guida più preparate, cartellonistica stradale aggiornata e maggiori controlli, anche nei confronti dei ciclisti indisciplinati ma soprattutto maggior coscienza nelle persone, educazione e rispetto per la vita. E concludo che se avete da commentare…ma voi ciclisti qui, voi ciclisti la…vi dico, andate pure a fare in culo! Quando esco in sella alla mia bicicletta, ho voglia di libertà, di stare senza pensieri, di fare attività motoria, di godermi la natura e panorami. La vita è vita per tutti… RESPECT!!!