SPECIALE MEDIO GRANOCCHIA
Alcune “dritte” utili a coloro che il 1 maggio prossimo, in quel di Paganico (GR), si vorranno cimentare sul percorso medio della VII edizione della 100 km della Granocchia: Dopo la prova di domenica scorsa, da parte di alcuni nostri ciclisti Valdombrini, del bellissimo percorso medio 2018, qualche dritta per coloro che non conoscono le nostre strade. Il medio di quest’anno è tecnicamente diverso da quello del 2016/17. La differenza non sono i cinque chilometri in più di lunghezza o i cinquanta metri di maggior dislivello. La differenza è data dal modo in cui si guadagna il dislivello, che è sostanzialmente concentrato su due lunghe salite pedalabili: quella di Montalcino e quella che, in tre tranches, porta a Casteldelpiano. Prima si registra soltanto la breve ascesa a Sasso d’Ombrone, che è poca cosa, e gli scolletti dei piani rossi che portano a Borgo S.Rita (attenzione all’asfalto verso la fine della tratta: tenere bene la destra). La salita per Montalcino comincia subito passato il fiume Orcia. Dolce all’inizio, in breve spiana e diviene pure discesa. Poi riprende con un curvone a destra e si fa relativamente severa. Il nemico da battere non sarà mai la pendenza, ma solo la lunghezza. Il medista farà risultato usando la testa e amministrando le energie. Dopo Sant’Angelo in Colle, il peggio è passato. Si riprende fiato e si affronta il tratto che culmina, con tre rampe pedalabili, al passo del Lume Spento. Anche qui, sangue freddo: la velocità non è il nostro obiettivo.
Giunti alla sommità, una discesa rettilinea consente di prendere l’abbrivio necessario per superare l’ultimissimo scolletto e giungere al meritato ristoro. Dopo la passeggiata di Sant’Antimo e la discesa della Velona (attenzione), si ripassa il fiume Orcia e si imbocca la seconda salita per circa 3.500 metri, lungo il torrente grossola, sarà dolce e ombrosa. Dopo la separazione dal lungo (Osteria Ansitonia), si piega a destra e si affrontano due tavoloni in salita: è la porzione forse più faticosa, ma è breve. Sulla destra un panorama fantastico aiuterà il medista, che dovrà lavorare di perseveranza, dosando le proprie risorse. Scolletto e arrivo in discesa sotto Seggiano: quindi la terza porzione di salita, la più tecnica. Poco più di cinque chilometri, interrotti da oltre mille preziosissimi metri di pianella e chiusi da un tratto di salita dolce. E’ l’ultima vera fatica della giornata: i due tornanti stretti presso il bivio di Tepolini saranno il segnale dell’ormai prossimo arrivo a Casteldelpiano, dove è allestito il ristoro principale. A questo punto i giochi sono fatti: dolce la salita per Arcidosso e per le Serre. Discesa al torrente Zancona. Salita (dura per poche centinaia di metri) al bivio di Salaiola. Pianella e arrivo in leggera ascesa a Monticello. Ormai è andata: grande discesa veloce fino a Cinigiano e oltre. Gobbetta a salire per il Sasso d’Ombrone. Discesa e via: siamo rientrati a Paganico, accolti dai profumi della brace preparata per il pranzo finale. La parola d’ordine quest’anno, sul medio, è ‘metodo’: due grandi salite da affrontare più con la testa che con le gambe. Il resto è pacchia!