di Roberto Checchi
E’ l’acqua il vero inferno sul pavé. Pioggia che puntella e non perdona, la stessa che accompagna il racconto della REGINA DELLE CLASSICHE, iniziato sui banchi di una scuola molto particolare, il Lycée Orthicole di RAISMES, a pochi passi dalla Foresta di Aremberg, dove gli studenti, tra tanti corsi che spaziano dall’architettura dei giardini, all’ebanisteria, possono scegliere di diventare PAVEURS. Una professione che trova impiego nei Progetti di Conservazione dello Stato e che in questo particolare caso vede gli allievi occuparsi del restauro, della cura e della manutenzione annuale del settore dei sassi previsti nella Parigi Roubaix.
Lasciati libri, penne e quaderni, si va fuori con il sole o molto spesso con la pioggia, con martello, guanti e ginocchiere. La domenica della Roubaix, ogni anno tutti insieme i ragazzi guardano la corsa nelle aule del liceo e grazie a loro il pavé continua a vivere conservando quell’anima incomprensibile che forse nessuno, meglio di FRANCO BALLERINI, riusciva a svelare e quando le luci sono ancora intrise di brina, sarà bello pensare a lui e a loro, legati a doppio filo PASSATO E PRESENTE di una storia interminabile che scorre e ritorna sempre nei luoghi dove da oltre cent’ anni si scrive un pezzetto di LEGGENDA del CICLISMO.
Parlano le pietre, raccontano i ciottoli, narrano i sassi. Nello sport della bicicletta, la roccia è spesso protagonista. Se pensi alla vetta dell’IZOARD, alle sue guglie appuntite come aculei velenosi, vere e proprie spade di roccia che emergono dal terreno, lassù dove perennemente si ha la sensazione di sbarcare su un altro pianeta, là dove ogni roccia, se potesse parlare, racconterebbe sofferenza e gioia nel mezzo della CORSA, meglio di un grande SCRITTORE, oppure alla montagna VENTOSA del PETRARCA nel sud della FRANCIA, trampolino verticale per eccellenza verso la scalata al successo, una risicatissima riserva d’ossigeno per chi tenta la SFIDA senza la minima precauzione. IO, ligure apuano, che da sempre sono affascinato dalla bellezza del riverbero di luce e purezza del MARMO, sicuramente il miglior custode dello SPIRITO, mi son trovato un giorno a sollevare LA PIETRA PIU’ BELLA di tutte le strade d’ EUROPA, che contrariamente a tutte le altre, ha un privilegio tutto suo: è capace a RACCONTARE.
E’ la sorgente scavata a mani nude dalla quale scaturisce l’ amore che un UOMO m’ ha insegnato a trasmettere nella narrativa del CICLISMO in tutti i suoi aspetti, belli e brutti, è l’ emozione più forte che un corpo umano può provare, nel vederla INNALZARE improvvisamente al cielo. All’apparenza è un SASSO come ce ne sono tanti, pure GREZZO se vuoi, potrebbe esser stato levigato da un torrente, venuto giù da un costone di roccia, deformato dalle intemperie, PIOGGIA O VENTO, potrebbe esser stato semplicemente calpestato e invece quel sasso che al primo impatto non ha un SIGNIFICATO particolare, ha al suo interno UN CUORE, pulsa, è VITA! Le pietre tramandano sempre storie straordinarie, accade se sono SCOLPITE, affascinano se vengono INCASTONATE in metalli preziosi, svelano favole meravigliose se SALTATE, SCHIVATE, SCAGLIATE, LANCIATE, COLPITE, SPOSTATE, al passaggio delle ruote che girano all’impazzata, sotto la spinta di pedivelle che muovono il più ROMANTICO dei mezzi da competizione.
C’è un FIORE di PIETRA che nasconde un segreto, che a distanza d’ anni merita essere svelato, il CUBO custodisce gelosamente ASTUZIA e GRINTA, forza, lacrime e sudore, in ogni sua venatura, ci sono la SUA e la nostra FELICITA’, a testimoniare un valore saldamente ancorato, immagazzinato lungo un cammino comune che cammina eternamente parallelo all’ UOMO e al PADRE, c’è un GRAZIE tutto MIO, che con orgoglio riaffiora ogni giorno che passa, in circostanze più o meno speciali. Il viaggio non prevede soste, ogni volta che gli affetti si lasciano partire verso destinazioni ignote, restiamo maledettamente soli. Mi sdraio sul letto e gli occhi fissano il soffitto, accendo la radio.
“SE PROPRIO UNA CANZONE NON PUO’ FARTI TORNARE – POTREBBE ALMENO ARRIVARE LI’ – APRIRE LA FINESTRA – LASCIARE QUESTA STANZA – E VOLARE VIA COSI’ – LASCIARSI ANDARE TRA LE NUVOLE E IL SOLE – GUARDARE IL MONDO DA LONTANO – PER VEDERE DOVE SEI”.