Nel giorno della Shoah
di Roberto Checchi
C’è un pezzo di Toscana nella drammatica storia della SHOAH, racchiusa nella forza delle gambe e nei pedali del più fiorentino dei fiorentini: GINO BARTALI.
Portava in giro per questa terra, salvacondotti falsificati in un convento dell’Umbria, documento indispensabile per migliaia di cuori innocenti chiusi a lungo in una cantina, per trovare più facilmente la via della libertà verso LA TERRA PROMESSA.
Una pianta d’ olivo, dal mese di settembre 2012, testimonia nel GIARDINO DEI GIUSTI a Gerusalemme, il valore di chi EBREO non è, ma ha rischiato la propria vita per la salvezza di un popolo.
Diciannove anni fa ho fatto un viaggio, in estate, nelle terre di Garfagnana, organizzato all’ improvviso e in tutta fretta, pochissimi giorni dopo aver festeggiato l’ ottantacinquesimo compleanno di Bartali, anche se in quei giorni il suo stato di salute non era dei migliori, nel mio caso non si tirò indietro, forse, ma credo sia meglio parlare di soprattutto, per la forte amicizia che lo legava ad un sacerdote nostro amico di famiglia, che lo pregò di accettare quell’ incontro, negato ad eccellenti firme del giornalismo, Minà e Biagi, conduttori di programmi di successo a causa della malattia, permettendomi di completare in ogni dettaglio, la stesura dell’ ultimo atto della mia carriera universitaria.
L’ occasione era una di quelle importanti, la mia tesi di laurea che già dal titolo per esteso è una tesi: “IL CICLISMO NEL SECONDO DOPOGUERRA TRA CULTURA E POLITICA dalla ricostruzione al boom economico degli anni sessanta”, era il 1999.
E’ una lunga chiaccherata di quaranta minuti che mette in risalto i miei sogni e la speranza rivelatosi poi vana, di un ragazzo che da piccolo voleva fare il corridore e l’ infinità di aneddoti, successi e cadute del mito del ciclismo italiano, IO e GINO come due grandi amici, lui a parlare, io a scrivere.
Portava con sé in dote, l’ esser capace a fare la differenza, fuori e dentro la corsa, PREGIO che volle regalare alla gente, perché mai si è sentito un MITO o un EROE.
Lo salutai in maniera semplice chiedendogli chi fosse Gino Bartali e lui altrettanto semplicemente rispose:
“Un uomo come tutti gli altri che ha fatto e fa le cose che fanno tutti gli altri”. Quella fu l’ ultima volta, NON CI SIAMO PIU’ VISTI.