di Roberto Checchi
MASTROMARCO è una borgata dove non esistono i cognomi, tutti si conoscono per nome quasi a dover obbligatoriamente ripassare l’ appello quotidiano e rispondere presente, come accade davanti alla maestra tra i banchi di scuola. Valgono i soprannomi che sono quasi un marchio di fabbrica, il modo più genuino per farsi riconoscere o distinguersi da tutti, i cognomi son ridotti all’ osso e i pochi che circolano son davvero legati alle “persone importanti”. MASTROMARCO è un villaggio o meglio lo è stato a lungo, oggi è il paese alle porte di LAMPORECCHIO dove due son gli argomenti principe di una comunità e se il primo è quasi scontato per questa terra che ha radici salde ben ancorate al BERLINGOZZO e ai BRIGIDINI, l’ altro è il CICLISMO, che qui si apprende e nemmeno si studia perché da tradizione si tramanda con i suoi segreti, le fantasie e la bellezza, tanto da meritarsi il titolo di UNIVERSITA’. Potete girare il mondo, ma da Mastromarco, siete obbligati a passare. Campioncini? Qualcuno. Gregari? Pochi ma buoni. Campionissimi? L’ elenco comincia a sfoderare nomi e risultati, per fermarsi improvvisamente alla lettera N che nel linguaggio della bicicletta coincide con NIBALI l’ unico che qui ha un cognome, ma per molti è solo VINCENZO, per gli intimi semplicemente ENZO. Tralascio la storia o meglio l’ avventura di un ragazzo siciliano di TOSCANA o toscano di SICILIA che a MASTROMARCO sportivamente deve tutto o quasi tutto.
MASTROMARCO è un fazzoletto di case, a lungo lo è stato, ai piedi della collina di San Baronto, oggi la globalizzazione l’ ha ingrandito notevolmente, luogo che frequento abitudinariamente perché parte della mia famiglia, la nonna materna, è nata e vissuta proprio lì, allo stesso tempo è fonte d’ ispirazione di favole e racconti ben appuntati tra le pagine di un’ agenda che è il mio personalissimo JUKE BOX della memoria. Carlo non ha più Bruna a fianco, la malattia è stata più forte di tutto e non ha concesso sconti né ha ascoltato preghiere o se mai le avesse ascoltate se n’ è sbattuta e ha fatto il suo lurido corso. Quella sporca e bastarda piaga che cova all’ improvviso negli uomini se l’ è portata via in una caldissima giornata di luglio. Nemmeno il tempo di dirsi CIAO, figuriamoci un ARRIVEDERCI, è una parola formata da più lettere che non fai nemmeno in tempo a scrivere e s’è incamminata su quella strada in salita, terreno prediletto di ENZO e sorgente dalla quale scaturisce la gioia di CARLO tutte le volte che il “suo” ragazzo s’ alza sui pedali e lascia il resto del gruppo alle spalle sulle impervie ascese di ogni continente. BRUNA è sempre rimasta in disparte, a preparare succulente pietanze, prezioso segreto della forza del suo campione , attenta a non far mancare mai niente al suo “bambino”, diventava protagonista nelle occasioni speciali, un filo di trucco, vezzo immancabile di ogni donna, “vizio” esclusivo concesso per celebrazioni e feste che nel tempo son diventate imperdibili serate dove al centro del palcoscenico tutti i riflettori erano puntati su ENZO ma in cuor suo c’ è sempre stato l’ ORGOGLIO di una mamma, capace di crescere lontano dai cari e da casa, un figlio “speciale”, unico se rivolgiamo la domanda al popolo del pedale, ma la cosa importante a casa Franceschi è sempre stata quella d’ infondere i valori della LEALTA’, dell’ UMILTA’ e un EDUCAZIONE, non un sistema di regole piuttosto uno stile di vita che solo un genitore con la G maiuscola è capace ad insegnare. Grazie di tutto BRUNA, signora schiva e gentile, posso giurarti che a MASTROMARCO, resteremo tutta la vita CANNIBALI e non ci travestiremo certo da VEGANI!!!