di Roberto Checchi
Certe storie non vorrei mai mi venissero raccontate, figuriamoci se IO, per primo, ho voglia di raccontarle. Certe storie non dovrebbero nemmeno esistere perché quando ne vieni a conoscenza, qualcosa t’ attraversa il petto e lascia cicatrici indelebili che t’ accompagnano e ti segnano per tutta la vita. Certe storie o meglio una parte della storia che vorrei sottoporre alla vostra attenzione, l’ ho incrociata per caso, quando tutto ormai era successo e indietro non si può più tornare e nello stesso istante ti accorgi quanta potenza racchiude la DIGNITA’ dell’ uomo e quanta forza o forse è la legge della sopravvivenza, riesce a trasmettere a chi, anche solo per un attimo, incrocia sul suo stesso cammino. Parto da un prologo, come accade in corsa. Sulla rampa di partenza c’è Paolo, il corridore, professionista vero, al quale mi accomuna un passato sui pedali nelle categorie giovanili e un presente costruito con le parole, che la mente inventa e trasmette alle dita pronte a trascriverle sulla tastiera e le posiziona in perfetta successione, una dietro l’ altra, nei versi di questo libro, che come tessere di un puzzle dan vita ad un meraviglioso e travolgente atto d’ amore. Nel mezzo c’è qualcos’altro che lega due come noi, amanti della penna e della strada, il racconto di eroi immortali che sulla bicicletta han dato vita ad imprese leggendarie ed indimenticabili che rivivono tra le pagine di una stessa tesi di laurea che ha come protagonista Gino Bartali, la mia precede la sua di qualche anno, la prima svela tra tanti segreti incisi su un nastro, l’ interrogativo della borraccia se Coppi la passò a Bartali o viceversa, l’ altra riporta alla luce fatti così drammatici che Gino non svelò mai in vita, perché “CERTE MEDAGLIE SI FISSANO ALL’ ANIMA E NON SI APPENDONO ALLA GIACCA”.
TOMMY SAPEVA CORRERE è un insieme di pensieri e riflessioni lungo tredici anni, l’ intero arco di vita del protagonista che prende forma e corpo in mezzo alla campagna, sale in sella ad una bicicletta e inizia ad esplorare tutto quello che c’è intorno, spinto dalla curiosità che un bambino a quell’ età non può tenere a freno. Piero Bargellini è stato capace di sintetizzare un patrimonio artistico e culturale in un verso: “TERRA di pittori è quella del Mugello, terra da TRITARE e da IMPASTARE, terra che fa volume e fa colore insieme”. Questo racconto ruota tutto intorno a Caselle, un pugno di case o forse anche meno di due dita, non troppo lontane da Vicchio. E’ una favola scritta in prima persona da un ragazzino che ama disegnare e i suoi fogli sparsi dappertutto son popolati di dinosauri e draghi e soprattutto dalle storie di REY DRAKE, un fumetto, personaggio frutto solo di fantasia e di voglia di evasione, la medesima che lo stimola a pedalare a tredici anni da compiere e lo trasporta fino in vetta al Passo della Futa con il temporale che si avvicina con fare minaccioso e rovescia sulla schiena scrosci d’ acqua pesanti come secchiate, ma che non frenano l’ insaziabile fame della conoscenza e invitano ad iniziare la scoperta di un mondo che in adolescenza è caratterizzato solo da cose belle, per quelle tristi non c’è assolutamente spazio. Non sto qui a raccontare capitolo per capitolo tutti gli episodi che compongono la storia di TOMMY, vorrei invitarvi a leggerla e poi a riflettere, perché è un libro fatto per pensare dove in un inimmaginabile attimo la felicità fa rima con il dolore.
Ho conosciuto Marco, rispondendo un giorno ad una sua richiesta di amicizia come me ne arrivano tante tra i finestrini e le icone di un famoso social network. Conoscevo la vicenda della famiglia, perché questo mestiere purtroppo è fatto anche di crudeli fatti di cronaca, ma non avrei mai pensato che certi incontri potessero trasformarsi all’ improvviso in nodi strettissimi difficili da sciogliere, l’ intesa fra le persone è figlia anche di sentimenti e passioni comuni. Pochi giorni fa ho fatto una promessa, non è nemmeno un pegno da pagare è solo un modestissimo tentativo di raccontare TOMMY a chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo. Ho pensato a quel letto, lo stesso dove si è disteso un papà che ha dovuto sopportare la separazione più bestiale e mi son messo a fissare il soffitto della stanza ad occhi aperti. Rivedevo in successione draghi e dinosauri, libri di favole e strisce di fumetti, tutt’ intorno cappellini, matite e pastelli colorati, poster appesi con i campioni del cuore, quelli del calcio e quelli della bicicletta, si perché non ve l’ ho ancora detto, TOMMY SAPEVA davvero CORRERE. Nel silenzio della cameretta ho ascoltato quell’ invasione di note che dan vita alle composizioni musicali preferite che stranamente trattandosi di un ragazzino, non son quelle dei rapper o di pseudo cantanti usciti dai talent, le dita scivolano leggere tra i tasti bianchi e quelli neri del pianoforte e compongono arie di Mozart o di Verdi, roba di classe, che non si ascolta tutti i giorni e ho pensato a quel bambino che non ho mai conosciuto ma che per tanti aspetti mi assomiglia, tre cose su tutte, transitano su un binario comune, la musica, la scrittura e il ciclismo. A proposito a Tommy è sempre piaciuto viaggiare e qual’ è una delle mete preferite di un corridore? Nella mitologia, i CAMPI ELISI li chiamano l’ ISOLA DEI BEATI, là dove solo le anime degli ELETTI amati dagli DEI, potevano dimorare. Un Paradiso che per Tommy sarà sempre dipinto di GIALLO come la maglia che lo ha accompagnato nella sua immaginaria conquista di adolescente alla Grande Boucle, mai doma, mai calcolatrice, solo istinto, tattica e grande capacità di adattamento alle evoluzioni della gara, sul pavé come sulle salite, sempre lì, con il cuore nei pedali e il sorriso a nascondere le nostre lacrime scese copiose in quel maledetto giorno di fine agosto. QUANDO SI AMA NON SI PERDE MAI.